VirtuaRL - pagina principalePagina principale VirtuaRL
Pagina principale Europa Europa - pagina principale
torna indietro
Torna indietro

 

La Storia
La storia dell'Europa dal dopoguerra a oggi

La storia dell'Europa dal dopoguerra a oggi

Storia

STORIA


Al termine della seconda guerra mondiale, di fronte alla drammatica situazione economica e sociale, in alcuni ambienti europei si diffuse la speranza che la ricostruzione potesse costituire un’occasione di cooperazione tra i paesi del continente. Nel 1948, con il compito di coordinare gli aiuti del piano Marshall, nacque l’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE), che costituì il primo embrione del processo di integrazione. I rapporti tra paesi europei occidentali si intensificarono con la nascita nel 1949 del Patto Atlantico e del Consiglio d’Europa, ma fu il piano elaborato da due statisti francesi, Jean Monnet e Robert Schuman, a determinare l’avvio di una collaborazione ancora più stretta.


Schuman era convinto che solo la realizzazione di opere concrete, che originasse di fatto l’unione tra i diversi paesi, potesse determinare il superamento dell’ostacolo rappresentato dalla distanza tra una posizione funzionalista (che privilegiava la collaborazione economica e militare, soprattutto in funzione antisovietica) e una federalista (che spingeva per la creazione immediata di istituzioni europee con poteri sovrani). Pur aderendo alla prima, anche per cercare di coinvolgere la Gran Bretagna nel disegno associativo, Schuman lasciò intuire le grandi possibilità che il suo piano apriva all’integrazione politica. Nel maggio del 1950 Schuman propose la creazione di un'autorità comune per regolamentare l'industria del carbone e dell'acciaio; la proposta fu accolta da Germania, Belgio, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi che, insieme alla Francia, firmarono il trattato di Parigi nel 1951, dando vita alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio, operativa a partire dal 27 luglio 1952. Il governo britannico, invece, contrario alla natura sovranazionale della CECA, decise di non partecipare all'iniziativa.


Nel giugno 1955 i ministri degli Esteri dei sei paesi fondatori della CECA decisero di esaminare la possibilità di ampliare le basi della cooperazione economica: ebbe così inizio il processo che portò alla conclusione dei due trattati di Roma del marzo 1957, istitutivi della Comunità economica europea e della Comunità europea per l'energia atomica. Quest'ultima, che aveva lo scopo di sviluppare la ricerca sull’utilizzo dell’energia nucleare a scopi pacifici, si rivelò però di minor importanza, poiché i singoli governi continuarono a esercitare un pieno controllo sui propri programmi nucleari.

3.1 La Comunità economica europea (CEE)

Dal punto di vista economico, il trattato CEE prevedeva l'eliminazione entro dodici anni delle barriere doganali tra stati membri, lo sviluppo di un sistema comune di dazi doganali per gli scambi con gli altri paesi del mondo e la creazione di una politica agricola comune. Dal punto di vista politico, il trattato rafforzava sia il ruolo dei governi nazionali sia la natura sovranazionale della CEE rispetto alla CECA.

In risposta alla CEE, nel 1960 la Gran Bretagna e altri sei paesi europei costituirono l'EFTA; nel 1961, in seguito all'evidente successo economico della CEE, ebbero tuttavia inizio i negoziati per l'ammissione della Gran Bretagna. Il presidente della Repubblica francese Charles de Gaulle nel gennaio 1963 si oppose tuttavia alla richiesta di ammissione britannica.

3.2 Nascita della Comunità Europea (CE)

La nascita della Comunità Europea risale al luglio del 1967, quando le tre comunità (CEE, CECA ed EURATOM) confluirono in un'unica organizzazione denominata Comunità Europea (CE). Nessun ampliamento della CE o qualsiasi altro progetto innovativo fu tuttavia possibile prima delle dimissioni, nel maggio 1969, del presidente De Gaulle, al quale succedette Georges Pompidou, favorevole invece ad appoggiare nuove iniziative in ambito comunitario.

Su proposta del nuovo presidente francese, nel dicembre 1969 venne allora convocata a L'Aia una riunione dei capi di stato dei paesi membri per preparare il terreno a un accordo sul sistema di finanziamento permanente della Comunità Europea, per lo sviluppo di una struttura di cooperazione in materia di politica estera e per l'apertura dei negoziati sull'ammissione di Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca e Norvegia.

3.3 Sviluppo della Comunità Europea

Gli accordi di adesione dei quattro paesi richiedenti furono firmati nel gennaio del 1972, dopo quasi due anni di negoziati e, a partire dal 1° gennaio 1973, Danimarca, Gran Bretagna e Irlanda entrarono a far parte della Comunità Europea; la Norvegia ritirò invece la richiesta, in quanto un referendum popolare interno l'aveva bocciata.

La Grecia entrò a far parte della CE nel 1981, mentre nel 1986 fu la volta di Spagna e Portogallo. Negli anni Settanta e Ottanta vi furono anche altri importanti sviluppi: l'intensificazione degli aiuti comunitari ai paesi meno sviluppati, in particolare alle ex colonie un tempo controllate dagli stati membri; la costituzione del Sistema monetario europeo (SME), volto a garantire la stabilità nei rapporti di cambio tra le monete dei paesi membri; e la graduale realizzazione del Mercato unico europeo attraverso la riduzione delle barriere doganali. Un evento di fondamentale importanza nella storia dell’integrazione europea si ebbe nel 1979, con la prima elezione a suffragio universale del Parlamento europeo.

3.4 Sistema monetario europeo (SME)
~ come funziona un sistema di cambi fissi ~

Nel marzo 1979 l’entrata in vigore del Sistema monetario europeo rappresentò il primo passo verso la realizzazione dell'unione economica e monetaria, inizialmente prevista per il 1980. In realtà questa previsione si rivelò ben presto ottimistica: la situazione era piuttosto complessa innanzitutto a causa dell'andamento fluttuante di ciascuna moneta europea nei confronti delle altre; la svalutazione di alcune monete finì poi col rappresentare un ostacolo alla crescita economica e col determinare un livello di inflazione piuttosto elevato.

Obiettivo dello SME era stabilizzare i tassi di cambio e porre un freno all'inflazione, limitando il margine di fluttuazione di ciascuna moneta a un piccolo scostamento rispetto a un valore di riferimento, chiamato “parità centrale”: qualora questo margine, pari a +/- 2,25%, non fosse stato rispettato, le banche centrali dei rispettivi paesi erano obbligate a intervenire liquidando la valuta più forte e acquistando quella più debole. I governi dei paesi membri si impegnarono inoltre a realizzare interventi adeguati di politica economica per evitare continui spostamenti della propria moneta dalla parità centrale. Con lo SME si propose anche d'introdurre una moneta unica europea, l'ECU, il cui valore fosse definito in base a un paniere di monete ponderato rispetto all'importanza economica di ciascun paese membro. Questo sistema monetario contribuì sia alla riduzione dei tassi d'inflazione sia all'attenuazione della congiuntura economica degli anni Ottanta, caratterizzata da ampie fluttuazioni valutarie.

Il sistema dei tassi di cambio, meccanismo principale dello SME, collassò però nel settembre del 1992 in seguito a forti speculazioni attuate sul mercato dei cambi e provocate dagli elevati tassi d'interesse stabiliti dalla banca centrale tedesca dopo la riunificazione delle due Germanie. Italia e Gran Bretagna furono allora costrette a uscire dallo SME (l'Italia vi rientrò nel 1996).

3.5 Verso il mercato unico


La graduale realizzazione di un mercato unico europeo può essere considerata una delle evoluzioni più significative avvenute in ambito comunitario nel corso degli anni Ottanta; le iniziative a favore del mercato comune furono guidate da Jacques Delors, ex ministro delle Finanze francese e presidente della Commissione europea dal 1985 al 1995. Su proposta della Commissione, il Consiglio dei ministri approvò quindi un piano per rimuovere entro sette anni quasi tutte le restanti barriere doganali tra i paesi membri; il tentativo di raggiungere l'obiettivo del mercato unico entro il 31 dicembre 1993 determinò quindi un'accelerazione del processo di riforma della Comunità Europea, rafforzò la cooperazione e l'integrazione in Europa e, alla fine, portò alla costituzione dell'Unione Europea.

La Politica agricola comunitaria (PAC), valutabile negli anni Ottanta intorno ai due terzi della spesa comunitaria annuale, rappresentò tuttavia uno degli ostacoli principali alla piena realizzazione dell'integrazione economica europea. In base alla PAC, la Comunità Europea si impegnava infatti ad acquistare alcuni beni agricoli prodotti in eccedenza, sovvenzionando così l'attività agricola di alcuni paesi a spese di altri. Nel 1988 i capi di stato dei paesi membri concordarono allora sulla necessità di limitare questi sussidi, tanto che, per la prima volta a partire dagli anni Sessanta, le sovvenzioni all'agricoltura previste dal bilancio comunitario del 1989 ammontarono a meno del 60% della spesa complessiva comunitaria.

3.6 Atto unico europeo

Il termine previsto per l'entrata in vigore del mercato unico evidenziò l'esigenza di conferire alla Comunità Europea poteri decisionali più ampi, indispensabili per affrontare e risolvere tutte le questioni riguardanti l'eliminazione delle barriere doganali; fino a quel momento, infatti, le decisioni del Consiglio dei ministri dovevano essere approvate all'unanimità dai suoi membri, ciascuno dei quali poteva dunque rallentare il processo decisionale esercitando il proprio diritto di veto. Con l'Atto unico europeo, entrato in vigore nel 1987, furono dunque definite alcune importanti modifiche nella struttura della comunità, tra cui l'introduzione di un sistema di votazione a maggioranza in grado di contribuire all'accelerazione del processo di realizzazione del mercato unico, e furono apportati anche considerevoli cambiamenti: il Consiglio europeo entrò formalmente a far parte delle istituzioni comunitarie, i poteri decisionali del Parlamento europeo furono ampliati e venne istituito un Tribunale di primo grado, destinato a occuparsi dei ricorsi contro la normativa comunitaria presentati da individui, organizzazioni o società. Gli stati membri concordarono inoltre l'adozione di politiche comuni in diversi settori, dalla politica fiscale a quella occupazionale, dall'assistenza sanitaria alla tutela ambientale e decisero di allineare il più possibile la propria politica economica e monetaria a quella dei paesi confinanti.

3.7 Cambiamenti in Europa e nella Comunità Europea

La proposta, avanzata da alcuni sostenitori dell'Unione economica e monetaria, di limitare le restrizioni ai trasferimenti di denaro per agevolare il libero flusso di capitali fu accolta dalla Commissione europea, che elaborò un programma d'intervento. La Commissione si occupò contemporaneamente della stesura di una Carta comunitaria dei diritti fondamentali dei lavoratori. In entrambe le occasioni la Gran Bretagna si oppose al progetto comunitario, temendo che un ampliamento dei poteri della Comunità Europea potesse rappresentare una minaccia alla propria sovranità; soltanto in seguito, di fronte ai rapidi cambiamenti politici ed economici verificatisi in tutta Europa, il progetto per la realizzazione dell'Unione monetaria ottenne l'approvazione del governo inglese.

Alla fine degli anni Ottanta, di fronte al crollo dei regimi comunisti, molti paesi dell'Europa orientale si rivolsero alla CE per ottenere assistenza politica ed economica. La Comunità Europea accettò di fornire aiuti militari e di concludere accordi con molti di questi paesi, ma ne escluse l'ammissione in qualità di membri; l'unica eccezione riguardò la Germania Orientale, automaticamente incorporata nella Comunità con il compimento della riunificazione tedesca. Durante una riunione al vertice nel 1990, Francia e Germania proposero allora la costituzione di una conferenza intergovernativa per rafforzare l'unità europea sulla scia dei rapidi mutamenti politici, conferenza che iniziò a elaborare una serie di accordi, poi confluiti nel trattato di Maastricht.

3.8 Trattato sull'Unione Europea

Nel 1991 i delegati dei paesi membri della Comunità Europea presero parte ai negoziati sul trattato dell'Unione Europea, cercando di definire le condizioni per l'attuazione del progetto; il Consiglio dei ministri, riunitosi a Maastricht, nei Paesi Bassi, il 7 febbraio del 1992, firmò la versione finale dell'accordo istitutivo, ratificato dagli stati membri nel 1993. L'Unione Europea fu costituita con l'entrata in vigore del trattato di Maastricht a partire dal 1° novembre dello stesso anno. Nel 1990 la Comunità Europea avviò trattative con l'EFTA per la costituzione di una comune area economica; con l'entrata in vigore dello Spazio economico europeo (SEE), dal 1° gennaio 1994 furono abbattute le barriere commerciali tra Unione Europea e stati membri dell'EFTA.

3.9 Unione monetaria europea

Euro banconote: Dal 1° gennaio 2002 nei dodici paesi dell'Unione monetaria europea è entrata in circolazione una nuova moneta, l'euro. A differenza delle monete metalliche, il cui disegno varia per ciascun paese, le banconote (emesse nei tagli da 5, 10, 20, 50, 100, 200 e 500) sono identiche in tutta l'area monetaria. Singolarmente, i disegni delle banconote non rappresentano, come avviene di norma, immagini di personaggi o monumenti reali, ma elementi architettonici fittizi (finestre o portali sul recto e ponti sul verso, per simboleggiare l'apertura e lo spirito di collaborazione dell'Unione Europea), reinventati nei principali stili europei dall'artista austriaco Robert Kalina. Le quattro banconote dell'illustrazione rievocano rispettivamente lo stile classico (la banconota da 5 euro), il romanico (10 euro), il gotico (20 euro), il rinascimentale (50 euro).AFP/Corbis

Nel 1995 Austria, Finlandia e Svezia entrarono a far parte dell'Unione Europea, mentre in Norvegia l’ingresso nella UE fu nuovamente respinto da un referendum.


In un vertice tenutosi a Lussemburgo nel dicembre 1997, i rappresentanti dei paesi membri dell’UE ribadirono le scadenze dell’Unione monetaria e valutarono le richieste di adesione pervenute da un totale di dodici paesi. Il vertice accolse undici richieste (Cipro, Estonia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Ungheria, Bulgaria, Lettonia, Lituania, Romania e Repubblica Slovacca), respingendo quella della Turchia a causa della situazione dei diritti umani nel paese e dell’occupazione, da parte delle forze militari turche, del settore settentrionale di Cipro. Con la decisione del vertice venne avviata una nuova, importante fase, destinata ad allargare l’Unione Europea fino a comprendere la gran parte dei paesi del continente.

Nel maggio del 1998 nacque ufficialmente l’euro, la moneta unica europea, e in luglio divenne operativa la Banca centrale europea. Undici furono i paesi membri che entrarono nell’area dell’euro. Dei quattro restanti tre non entrarono a farvi parte per proprie scelte politiche (Danimarca, Gran Bretagna e Svezia) e uno (la Grecia) perché non soddisfaceva i “criteri di convergenza”, cioè le condizioni richieste per l’adesione dal trattato di Maastricht; la Grecia entrò nell’UME nel 2000

Il primo maggio 2004 fanno invece il loro ingresso nell'Unione altri 10 paesi, prevalentemente, dell'Europa orientale: Lituania, Lettonia ed Estonia (anche denominate repubbliche baltiche, erano stati satelliti dell'Unione Sovietica), Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Cipro e Malta (quest'ultima ruota anche intorno all'area del CommonWealth).
torna a inizio pagina

 


 

torna indietro
Torna indietro
L'Unione Europea "nel mondo". Guarda la sua grandezza e potenza

L'Unione Europea (UE) in breve

Come cresce l'Unione Europea
Grafici dati e statistiche sull'Unione Europea
Politica monetaria nell'UEM

Scegli una musica di sottofondo

Scrivi un e-mail al webmaster

 

VirtuaRL - pagina principalePagina principale VirtuaRL
Pagina principale Europa Europa - pagina principale

 

Admin

 

ShinyStat - Statistiche Web