1 INTRODUZIONE
Unione Europea o UE Organizzazione sovranazionale dei paesi europei,
volta a rafforzare l'integrazione economica e la cooperazione tra i
paesi membri, istituita il 1° novembre 1993 con la ratifica del
trattato di Maastricht da parte delle dodici nazioni della Comunità
Europea (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia,
Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna) oggi
divenuti membri dell'Unione Europea. Nel 1995, con l’adesione
di Austria, Finlandia e Svezia, i paesi membri dell’Unione Europea
sono diventati quindici.Nel 2004 entrano altri 10 paesi dell'Europa
orientale (Slovenia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia,
Lituania, Lettonia, Estonia, Malta, Cipro).
Nel 2007 fanno il loro ingresso in Europa anche la Romania e la Bulgaria.
Oggi l'Unione Europea è comprensiva di 27 membri.
2 ORGANIZZAZIONE
Le attività dell'Unione sono affidate a istituzioni comuni. Nei
primi venti anni di vita della Comunità Europea queste erano la
Commissione, il Consiglio unico e il Parlamento, che con ruoli diversi
partecipavano ai processi decisionali; vi era poi la Corte di giustizia,
con la funzione di pronunciarsi su questioni legali o su controversie
esistenti tra istituzioni comunitarie o tra queste ultime e gli stati
membri. Con l’evolversi del processo di integrazione, mentre è
cambiato il ruolo di alcune di queste istituzioni (ad esempio il Parlamento
ha acquisito nuovi poteri), se ne sono aggiunte altre: il Consiglio europeo,
il Comitato economico e sociale, il Comitato delle regioni, la Corte di
giustizia, il Tribunale di primo grado, la Corte dei conti, il Mediatore
europeo, la Banca europea di investimenti, la Banca centrale europea.
2.1 Commissione europea
La Commissione, composta di 20 membri, è l'organo
esecutivo dell'Unione, ma suo è anche il compito di avanzare le
proposte legislative. Essa vigila sulla corretta applicazione dei trattati
europei e delle decisioni adottate in base a essi. In ambito amministrativo
la Commissione gestisce i fondi comunitari e gli aiuti agli altri paesi.
La Commissione europea ha un organico di 15.000 persone, di cui un terzo
è addetto ai servizi di traduzione e di interpretazione.
2.2 Consiglio dell'Unione Europea
Il Consiglio dell'Unione Europea, noto anche come Consiglio
unico o Consiglio dei ministri, è il principale organo legislativo.
Composto dai rappresentanti degli stati membri, di solito ministri, è
affiancato dal comitato dei rappresentanti permanenti, che ha il compito
di preparare i lavori del Consiglio e di eseguire i mandati che quest'ultimo
gli affida. La presidenza del Consiglio è affidata a turno a uno
degli stati membri e ha la durata di sei mesi. L’attività
del Consiglio si divide in tre “pilastri”. Il primo comprende
le politiche comunitarie in materia di agricoltura, trasporti, energia,
ambiente, ricerca e sviluppo, per le quali il Consiglio si attiva su proposta
della Commissione. Il secondo “pilastro” comprende la politica
estera e la sicurezza; il terzo la giustizia e gli affari interni. Su
queste materie il Consiglio ha potere di decisione e di iniziativa.
2.3 Consiglio europeo
Creato nel 1974 ed entrato a far parte della struttura organizzativa
comunitaria nel 1987 a seguito dell’entrata in vigore dell’Atto
unico europeo, il Consiglio europeo è formato dai capi di stato
o di governo dei paesi membri – assistiti dai ministri degli Esteri
– e dal presidente della Commissione europea. Si riunisce due volte
all’anno nei cosiddetti “vertici europei” e ha il compito
principale di stabilire l’orientamento politico dell’Unione.
2.4 Parlamento europeo
Il Parlamento europeo – inizialmente organo puramente
consultivo al quale l’Atto unico europeo e il trattato di Maastricht
hanno attribuito poteri più ampi – è l'unico organo
comunitario composto da membri eletti direttamente dai cittadini dei paesi
membri. Oggi, oltre ad avere poteri in materia di bilancio e di controllo
dell’esecutivo, il Parlamento ha anche competenze legislative e
condivide con il Consiglio dei ministri il potere di decisione su diverse
materie.
Il Parlamento infatti esamina le proposte di legge presentate
dalla Commissione europea e spesso propone degli emendamenti prima di
sottoporle all'esame del Consiglio dei ministri. Il Parlamento europeo
esercita, di concerto con il Consiglio dei ministri, i poteri in materia
di bilancio, ovvero adotta il bilancio annuale e ne controlla l'esecuzione.
Per alcune decisioni di particolare importanza, il Consiglio per pronunciarsi
deve ottenere il parere conforme del Parlamento.
La sede del Parlamento è a Strasburgo, anche se la
maggior parte del lavoro delle commissioni parlamentari viene svolto a
Bruxelles; il segretariato generale si trova invece a Lussemburgo. I seggi
del Parlamento europeo sono 626, ripartiti in base alla popolazione di
ciascun stato membro: la Germania, con 99 seggi, ha il maggior numero
di rappresentanti, la Francia, la Gran Bretagna e l’Italia ne hanno
87, la Spagna 64, i Paesi Bassi 31, il Belgio, la Grecia e il Portogallo
25, la Svezia 22, l’Austria 21, la Danimarca e la Finlandia 16,
l’Irlanda 15, il Lussemburgo 6. Nel Parlamento europeo sono rappresentati
un centinaio di partiti, organizzati in otto raggruppamenti.
2.5 Comitati
Il trattato sull'Unione Europea ha mantenuto invariata la
funzione consultiva di alcuni organi sussidiari, tra cui il Comitato economico
e sociale. Composto da 222 membri nominati dal Consiglio dei ministri
su proposta dei governi nazionali, rappresenta imprenditori, lavoratori
e altri gruppi d'interesse; pur esercitando un ruolo puramente consultivo,
il Comitato deve essere obbligatoriamente interpellato dal Consiglio dei
ministri e dalla Commissione europea su numerose questioni legislative.
I membri sono organizzati in tre gruppi (imprenditori, lavoratori, attività
diverse) e durano in carica quattro anni; il loro mandato è rinnovabile.
Il Comitato delle regioni, con i suoi 222 membri, è
stato creato dal trattato di Maastricht per avvicinare l'Unione Europea
ai cittadini e per dare voce alle autorità locali e regionali;
questo comitato non ha potere legislativo, ma deve essere consultato sulle
questioni riguardanti problematiche economiche e sociali. Il Comitato
delle regioni è formato da presidenti dei consigli regionali e
comunali e da sindaci.
2.6 Corte di giustizia e Tribunale di primo grado
La Corte di giustizia, organo giudicante di ultima istanza,
è composta da quindici giudici e nove avvocati generali nominati
per un periodo di sei anni; è competente sia per le controversie
tra istituzioni comunitarie – e tra queste ultime e i paesi membri
– sia per i ricorsi in appello contro le direttive e i regolamenti
emanati dall'Unione. Su richiesta di un Tribunale nazionale, la Corte
si pronuncia anche sulla validità e l'interpretazione delle disposizioni
del diritto comunitario (vedi Diritto europeo). Le sue sentenze costituiscono
un precedente e divengono parte del quadro giuridico di ciascuno stato
membro.
Il Tribunale di primo grado, formato da quindici giudici
nominati per un periodo di sei anni, si occupa dei ricorsi contro la normativa
comunitaria presentati da individui, organizzazioni o società.
2.7 Banca centrale europea
Diventata operativa il 1° luglio 1988, la Banca centrale
europea, che ha sede a Francoforte, è l’organismo attorno
al quale ruota il Sistema europeo delle banche centrali (SEBC), che comprende
tutti gli istituti di emissione dei paesi membri dell’UE.
Compiti della BCE sono quelli di sostenere le politiche
economiche e definire e attuare la politica monetaria dell’UE, assicurare
la stabilità dei prezzi interni e il valore del cambio esterno
dell’euro, detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta estera
degli stati membri, promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di
pagamento. Gli organi della BCE sono: il Comitato esecutivo, composto
da sei membri; il Consiglio direttivo, composto dai sei membri del Comitato
esecutivo più gli undici governatori delle banche centrali dei
paesi aderenti all’Unione monetaria europea; il Consiglio generale,
composto dai governatori delle banche centrali di tutti i paesi membri
dell’UE. Con l’istituzione della BCE, a partire dalla fase
di transizione dal 1° gennaio 1999 al 31 dicembre del 2001), le banche
centrali dei paesi aderenti all’Ume perdono la sovranità
monetaria.
3 STORIA
Al termine della seconda guerra mondiale, di fronte alla drammatica situazione
economica e sociale, in alcuni ambienti europei si diffuse la speranza
che la ricostruzione potesse costituire un’occasione di cooperazione
tra i paesi del continente. Nel 1948, con il compito di coordinare gli
aiuti del piano Marshall, nacque l’Organizzazione europea per la
cooperazione economica (OECE), che costituì il primo embrione del
processo di integrazione. I rapporti tra paesi europei occidentali si
intensificarono con la nascita nel 1949 del Patto Atlantico e del Consiglio
d’Europa, ma fu il piano elaborato da due statisti francesi, Jean
Monnet e Robert Schuman, a determinare l’avvio di una collaborazione
ancora più stretta.
Schuman era convinto che solo la realizzazione di opere concrete, che
originasse di fatto l’unione tra i diversi paesi, potesse determinare
il superamento dell’ostacolo rappresentato dalla distanza tra una
posizione funzionalista (che privilegiava la collaborazione economica
e militare, soprattutto in funzione antisovietica) e una federalista (che
spingeva per la creazione immediata di istituzioni europee con poteri
sovrani). Pur aderendo alla prima, anche per cercare di coinvolgere la
Gran Bretagna nel disegno associativo, Schuman lasciò intuire le
grandi possibilità che il suo piano apriva all’integrazione
politica. Nel maggio del 1950 Schuman propose la creazione di un'autorità
comune per regolamentare l'industria del carbone e dell'acciaio; la proposta
fu accolta da Germania, Belgio, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi che,
insieme alla Francia, firmarono il trattato di Parigi nel 1951, dando
vita alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio, operativa
a partire dal 27 luglio 1952. Il governo britannico, invece, contrario
alla natura sovranazionale della CECA, decise di non partecipare all'iniziativa.
Nel giugno 1955 i ministri degli Esteri dei sei paesi fondatori della
CECA decisero di esaminare la possibilità di ampliare le basi della
cooperazione economica: ebbe così inizio il processo che portò
alla conclusione dei due trattati di Roma del marzo 1957, istitutivi della
Comunità economica europea e della Comunità europea per
l'energia atomica. Quest'ultima, che aveva lo scopo di sviluppare la ricerca
sull’utilizzo dell’energia nucleare a scopi pacifici, si rivelò
però di minor importanza, poiché i singoli governi continuarono
a esercitare un pieno controllo sui propri programmi nucleari.
3.1 Comunità economica europea
Dal punto di vista economico, il trattato CEE prevedeva
l'eliminazione entro dodici anni delle barriere doganali tra stati membri,
lo sviluppo di un sistema comune di dazi doganali per gli scambi con gli
altri paesi del mondo e la creazione di una politica agricola comune.
Dal punto di vista politico, il trattato rafforzava sia il ruolo dei governi
nazionali sia la natura sovranazionale della CEE rispetto alla CECA.
In risposta alla CEE, nel 1960 la Gran Bretagna e altri
sei paesi europei costituirono l'EFTA; nel 1961, in seguito all'evidente
successo economico della CEE, ebbero tuttavia inizio i negoziati per l'ammissione
della Gran Bretagna. Il presidente della Repubblica francese Charles de
Gaulle nel gennaio 1963 si oppose tuttavia alla richiesta di ammissione
britannica.
3.2 Nascita della Comunità Europea
La nascita della Comunità Europea risale al luglio
del 1967, quando le tre comunità (CEE, CECA ed EURATOM) confluirono
in un'unica organizzazione denominata Comunità Europea (CE). Nessun
ampliamento della CE o qualsiasi altro progetto innovativo fu tuttavia
possibile prima delle dimissioni, nel maggio 1969, del presidente De Gaulle,
al quale succedette Georges Pompidou, favorevole invece ad appoggiare
nuove iniziative in ambito comunitario.
Su proposta del nuovo presidente francese, nel dicembre
1969 venne allora convocata a L'Aia una riunione dei capi di stato dei
paesi membri per preparare il terreno a un accordo sul sistema di finanziamento
permanente della Comunità Europea, per lo sviluppo di una struttura
di cooperazione in materia di politica estera e per l'apertura dei negoziati
sull'ammissione di Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca e Norvegia.
3.3 Sviluppo della Comunità Europea
Gli accordi di adesione dei quattro paesi richiedenti furono
firmati nel gennaio del 1972, dopo quasi due anni di negoziati e, a partire
dal 1° gennaio 1973, Danimarca, Gran Bretagna e Irlanda entrarono
a far parte della Comunità Europea; la Norvegia ritirò invece
la richiesta, in quanto un referendum popolare interno l'aveva bocciata.
La Grecia entrò a far parte della CE nel 1981, mentre
nel 1986 fu la volta di Spagna e Portogallo. Negli anni Settanta e Ottanta
vi furono anche altri importanti sviluppi: l'intensificazione degli aiuti
comunitari ai paesi meno sviluppati, in particolare alle ex colonie un
tempo controllate dagli stati membri; la costituzione del Sistema monetario
europeo (SME), volto a garantire la stabilità nei rapporti di cambio
tra le monete dei paesi membri; e la graduale realizzazione del Mercato
unico europeo attraverso la riduzione delle barriere doganali. Un evento
di fondamentale importanza nella storia dell’integrazione europea
si ebbe nel 1979, con la prima elezione a suffragio universale del Parlamento
europeo.
3.4 Sistema monetario europeo
Nel marzo 1979 l’entrata in vigore del Sistema monetario
europeo rappresentò il primo passo verso la realizzazione dell'unione
economica e monetaria, inizialmente prevista per il 1980. In realtà
questa previsione si rivelò ben presto ottimistica: la situazione
era piuttosto complessa innanzitutto a causa dell'andamento fluttuante
di ciascuna moneta europea nei confronti delle altre; la svalutazione
di alcune monete finì poi col rappresentare un ostacolo alla crescita
economica e col determinare un livello di inflazione piuttosto elevato.
Obiettivo dello SME era stabilizzare i tassi di cambio e
porre un freno all'inflazione, limitando il margine di fluttuazione di
ciascuna moneta a un piccolo scostamento rispetto a un valore di riferimento,
chiamato “parità centrale”: qualora questo margine,
pari a +/- 2,25%, non fosse stato rispettato, le banche centrali dei rispettivi
paesi erano obbligate a intervenire liquidando la valuta più forte
e acquistando quella più debole. I governi dei paesi membri si
impegnarono inoltre a realizzare interventi adeguati di politica economica
per evitare continui spostamenti della propria moneta dalla parità
centrale. Con lo SME si propose anche d'introdurre una moneta unica europea,
l'ECU, il cui valore fosse definito in base a un paniere di monete ponderato
rispetto all'importanza economica di ciascun paese membro. Questo sistema
monetario contribuì sia alla riduzione dei tassi d'inflazione sia
all'attenuazione della congiuntura economica degli anni Ottanta, caratterizzata
da ampie fluttuazioni valutarie.
Il sistema dei tassi di cambio, meccanismo principale dello
SME, collassò però nel settembre del 1992 in seguito a forti
speculazioni attuate sul mercato dei cambi e provocate dagli elevati tassi
d'interesse stabiliti dalla banca centrale tedesca dopo la riunificazione
delle due Germanie. Italia e Gran Bretagna furono allora costrette a uscire
dallo SME (l'Italia vi rientrò nel 1996).
3.5 Verso il mercato unico
La graduale realizzazione di un mercato unico europeo può essere
considerata una delle evoluzioni più significative avvenute in
ambito comunitario nel corso degli anni Ottanta; le iniziative a favore
del mercato comune furono guidate da Jacques Delors, ex ministro delle
Finanze francese e presidente della Commissione europea dal 1985 al 1995.
Su proposta della Commissione, il Consiglio dei ministri approvò
quindi un piano per rimuovere entro sette anni quasi tutte le restanti
barriere doganali tra i paesi membri; il tentativo di raggiungere l'obiettivo
del mercato unico entro il 31 dicembre 1993 determinò quindi un'accelerazione
del processo di riforma della Comunità Europea, rafforzò
la cooperazione e l'integrazione in Europa e, alla fine, portò
alla costituzione dell'Unione Europea.
La Politica agricola comunitaria (PAC), valutabile negli
anni Ottanta intorno ai due terzi della spesa comunitaria annuale, rappresentò
tuttavia uno degli ostacoli principali alla piena realizzazione dell'integrazione
economica europea. In base alla PAC, la Comunità Europea si impegnava
infatti ad acquistare alcuni beni agricoli prodotti in eccedenza, sovvenzionando
così l'attività agricola di alcuni paesi a spese di altri.
Nel 1988 i capi di stato dei paesi membri concordarono allora sulla necessità
di limitare questi sussidi, tanto che, per la prima volta a partire dagli
anni Sessanta, le sovvenzioni all'agricoltura previste dal bilancio comunitario
del 1989 ammontarono a meno del 60% della spesa complessiva comunitaria.
3.6 Atto unico europeo
Il termine previsto per l'entrata in vigore del mercato
unico evidenziò l'esigenza di conferire alla Comunità Europea
poteri decisionali più ampi, indispensabili per affrontare e risolvere
tutte le questioni riguardanti l'eliminazione delle barriere doganali;
fino a quel momento, infatti, le decisioni del Consiglio dei ministri
dovevano essere approvate all'unanimità dai suoi membri, ciascuno
dei quali poteva dunque rallentare il processo decisionale esercitando
il proprio diritto di veto. Con l'Atto unico europeo, entrato in vigore
nel 1987, furono dunque definite alcune importanti modifiche nella struttura
della comunità, tra cui l'introduzione di un sistema di votazione
a maggioranza in grado di contribuire all'accelerazione del processo di
realizzazione del mercato unico, e furono apportati anche considerevoli
cambiamenti: il Consiglio europeo entrò formalmente a far parte
delle istituzioni comunitarie, i poteri decisionali del Parlamento europeo
furono ampliati e venne istituito un Tribunale di primo grado, destinato
a occuparsi dei ricorsi contro la normativa comunitaria presentati da
individui, organizzazioni o società. Gli stati membri concordarono
inoltre l'adozione di politiche comuni in diversi settori, dalla politica
fiscale a quella occupazionale, dall'assistenza sanitaria alla tutela
ambientale e decisero di allineare il più possibile la propria
politica economica e monetaria a quella dei paesi confinanti.
3.7 Cambiamenti in Europa e nella Comunità
Europea
La proposta, avanzata da alcuni sostenitori dell'Unione
economica e monetaria, di limitare le restrizioni ai trasferimenti di
denaro per agevolare il libero flusso di capitali fu accolta dalla Commissione
europea, che elaborò un programma d'intervento. La Commissione
si occupò contemporaneamente della stesura di una Carta comunitaria
dei diritti fondamentali dei lavoratori. In entrambe le occasioni la Gran
Bretagna si oppose al progetto comunitario, temendo che un ampliamento
dei poteri della Comunità Europea potesse rappresentare una minaccia
alla propria sovranità; soltanto in seguito, di fronte ai rapidi
cambiamenti politici ed economici verificatisi in tutta Europa, il progetto
per la realizzazione dell'Unione monetaria ottenne l'approvazione del
governo inglese.
Alla fine degli anni Ottanta, di fronte al crollo dei regimi
comunisti, molti paesi dell'Europa orientale si rivolsero alla CE per
ottenere assistenza politica ed economica. La Comunità Europea
accettò di fornire aiuti militari e di concludere accordi con molti
di questi paesi, ma ne escluse l'ammissione in qualità di membri;
l'unica eccezione riguardò la Germania Orientale, automaticamente
incorporata nella Comunità con il compimento della riunificazione
tedesca. Durante una riunione al vertice nel 1990, Francia e Germania
proposero allora la costituzione di una conferenza intergovernativa per
rafforzare l'unità europea sulla scia dei rapidi mutamenti politici,
conferenza che iniziò a elaborare una serie di accordi, poi confluiti
nel trattato di Maastricht.
3.8 Trattato sull'Unione Europea
Nel 1991 i delegati dei paesi membri della Comunità
Europea presero parte ai negoziati sul trattato dell'Unione Europea, cercando
di definire le condizioni per l'attuazione del progetto; il Consiglio
dei ministri, riunitosi a Maastricht, nei Paesi Bassi, il 7 febbraio del
1992, firmò la versione finale dell'accordo istitutivo, ratificato
dagli stati membri nel 1993. L'Unione Europea fu costituita con l'entrata
in vigore del trattato di Maastricht a partire dal 1° novembre dello
stesso anno. Nel 1990 la Comunità Europea avviò trattative
con l'EFTA per la costituzione di una comune area economica; con l'entrata
in vigore dello Spazio economico europeo (SEE), dal 1° gennaio 1994
furono abbattute le barriere commerciali tra Unione Europea e stati membri
dell'EFTA.
3.9 Unione monetaria europea
Euro banconote: Dal 1° gennaio 2002 nei dodici paesi
dell'Unione monetaria europea è entrata in circolazione una nuova
moneta, l'euro. A differenza delle monete metalliche, il cui disegno varia
per ciascun paese, le banconote (emesse nei tagli da 5, 10, 20, 50, 100,
200 e 500) sono identiche in tutta l'area monetaria. Singolarmente, i
disegni delle banconote non rappresentano, come avviene di norma, immagini
di personaggi o monumenti reali, ma elementi architettonici fittizi (finestre
o portali sul recto e ponti sul verso, per simboleggiare l'apertura e
lo spirito di collaborazione dell'Unione Europea), reinventati nei principali
stili europei dall'artista austriaco Robert Kalina. Le quattro banconote
dell'illustrazione rievocano rispettivamente lo stile classico (la banconota
da 5 euro), il romanico (10 euro), il gotico (20 euro), il rinascimentale
(50 euro).AFP/Corbis
Nel 1995 Austria, Finlandia e Svezia entrarono a far parte dell'Unione
Europea, mentre in Norvegia l’ingresso nella UE fu nuovamente respinto
da un referendum.
In un vertice tenutosi a Lussemburgo nel dicembre 1997, i rappresentanti
dei paesi membri dell’UE ribadirono le scadenze dell’Unione
monetaria e valutarono le richieste di adesione pervenute da un totale
di dodici paesi. Il vertice accolse undici richieste (Cipro, Estonia,
Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Ungheria, Bulgaria, Lettonia, Lituania,
Romania e Repubblica Slovacca), respingendo quella della Turchia a causa
della situazione dei diritti umani nel paese e dell’occupazione,
da parte delle forze militari turche, del settore settentrionale di Cipro.
Con la decisione del vertice venne avviata una nuova, importante fase,
destinata ad allargare l’Unione Europea fino a comprendere la gran
parte dei paesi del continente.
Nel maggio del 1998 nacque ufficialmente l’euro, la
moneta unica europea, e in luglio divenne operativa la Banca centrale
europea. Undici furono i paesi membri che entrarono nell’area dell’euro.
Dei quattro restanti tre non entrarono a farvi parte per proprie scelte
politiche (Danimarca, Gran Bretagna e Svezia) e uno (la Grecia) perché
non soddisfaceva i “criteri di convergenza”, cioè le
condizioni richieste per l’adesione dal trattato di Maastricht;
la Grecia entrò nell’UME nel 2000.
4 L’ALLARGAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA
I grandi passi fatti per raggiungere l’integrazione
economica e la libera circolazione all’interno dell’Unione
non furono accompagnati da un analogo sviluppo politico e sociale. Anzi,
proprio l’esigenza di rispettare i rigidi criteri di Maastricht
pesò non solo sulle economie più deboli ma anche sui paesi
più ricchi dell’UE, provocando un diffuso disagio sociale
di cui la disoccupazione (i senza-lavoro erano nel 1998 venti milioni,
il 10% della popolazione attiva) fu la più grave, ma non l’unica
causa. L’”Agenda 2000”, presentata al Parlamento europeo
nel luglio dello stesso anno da Jacques Santer, fu lo strumento che l’Unione
si diede per affrontare i due grandi temi all’ordine del giorno:
l’individuazione di politiche atte a conseguire una crescita sostenibile,
l’aumento dell’occupazione e il miglioramento delle condizioni
di vita dei cittadini dell’Unione; la ristrutturazione delle istituzioni
comunitarie e l’iniziativa politica ed economica rivolta a preparare
i paesi candidati alla piena adesione.
I problemi dell’occupazione, della sicurezza e libertà
dei cittadini, e della giustizia furono posti alla base del trattato di
Amsterdam, firmato nell’ottobre 1997 ed entrato in vigore nel maggio
1999, dopo la ratifica di tutti gli stati membri. Nel dicembre dello stesso
anno il Consiglio Europeo avviò i negoziati con alcuni dei paesi
candidati all’ingresso nell’UE.
Con la riunione del Consiglio Europeo a Nizza nel dicembre
2000 e con il successivo Trattato di Nizza del febbraio 2001, si ebbe
un’importantissima svolta nella storia dell’Unione Europea.
Il Trattato era infatti rivolto ad emendare tutti i precedenti accordi
per adattare la struttura e il funzionamento delle istituzioni europee
(risalenti alla fondazione della Comunità Europea) all’ampliamento
e, in particolare, per dotarle di maggiori poteri decisionali ed esecutivi.
Il Trattato di Nizza stabilì i criteri di trasformazione dei principali
organi istituzionali dell’Unione: il Parlamento, il Consiglio, la
Commissione, la Corte di giustizia, la Corte dei conti, il Comitato economico
e sociale e il Comitato delle regioni (tutti destinati a cambiare per
numero di membri e funzioni). Al Trattato venne allegata una “Dichiarazione
sul futuro dell’Unione”, rivolta a sollecitare i Parlamenti
nazionali, il mondo politico, economico e accademico, la stessa società
civile a intervenire sulle delicate questioni politiche, economiche e
sociali sollevate dall’ampliamento e dalla trasformazione dell’Unione
Europea. A Nizza fu infine proclamata la “Carta dei diritti fondamentali
dell’Unione”, che costituiva un primo passo verso una vera
e propria Costituzione europea.
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