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L'Unione Europea
SETTORE PER SETTORE, TUTTA L'ATTIVITĄ DELL'UNIONE EUROPEA

L'Unione Europea

 

| Introduzione | Organizzazione | Storia | Allargamento |


1 INTRODUZIONE

Unione Europea o UE Organizzazione sovranazionale dei paesi europei, volta a rafforzare l'integrazione economica e la cooperazione tra i paesi membri, istituita il 1° novembre 1993 con la ratifica del trattato di Maastricht da parte delle dodici nazioni della Comunità Europea (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna) oggi divenuti membri dell'Unione Europea. Nel 1995, con l’adesione di Austria, Finlandia e Svezia, i paesi membri dell’Unione Europea sono diventati quindici.Nel 2004 entrano altri 10 paesi dell'Europa orientale (Slovenia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Malta, Cipro).
Nel 2007 fanno il loro ingresso in Europa anche la Romania e la Bulgaria.
Oggi l'Unione Europea è comprensiva di 27 membri.
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2 ORGANIZZAZIONE


Le attività dell'Unione sono affidate a istituzioni comuni. Nei primi venti anni di vita della Comunità Europea queste erano la Commissione, il Consiglio unico e il Parlamento, che con ruoli diversi partecipavano ai processi decisionali; vi era poi la Corte di giustizia, con la funzione di pronunciarsi su questioni legali o su controversie esistenti tra istituzioni comunitarie o tra queste ultime e gli stati membri. Con l’evolversi del processo di integrazione, mentre è cambiato il ruolo di alcune di queste istituzioni (ad esempio il Parlamento ha acquisito nuovi poteri), se ne sono aggiunte altre: il Consiglio europeo, il Comitato economico e sociale, il Comitato delle regioni, la Corte di giustizia, il Tribunale di primo grado, la Corte dei conti, il Mediatore europeo, la Banca europea di investimenti, la Banca centrale europea.

2.1 Commissione europea

La Commissione, composta di 20 membri, è l'organo esecutivo dell'Unione, ma suo è anche il compito di avanzare le proposte legislative. Essa vigila sulla corretta applicazione dei trattati europei e delle decisioni adottate in base a essi. In ambito amministrativo la Commissione gestisce i fondi comunitari e gli aiuti agli altri paesi. La Commissione europea ha un organico di 15.000 persone, di cui un terzo è addetto ai servizi di traduzione e di interpretazione.

2.2 Consiglio dell'Unione Europea

Il Consiglio dell'Unione Europea, noto anche come Consiglio unico o Consiglio dei ministri, è il principale organo legislativo. Composto dai rappresentanti degli stati membri, di solito ministri, è affiancato dal comitato dei rappresentanti permanenti, che ha il compito di preparare i lavori del Consiglio e di eseguire i mandati che quest'ultimo gli affida. La presidenza del Consiglio è affidata a turno a uno degli stati membri e ha la durata di sei mesi. L’attività del Consiglio si divide in tre “pilastri”. Il primo comprende le politiche comunitarie in materia di agricoltura, trasporti, energia, ambiente, ricerca e sviluppo, per le quali il Consiglio si attiva su proposta della Commissione. Il secondo “pilastro” comprende la politica estera e la sicurezza; il terzo la giustizia e gli affari interni. Su queste materie il Consiglio ha potere di decisione e di iniziativa.

2.3 Consiglio europeo

Creato nel 1974 ed entrato a far parte della struttura organizzativa comunitaria nel 1987 a seguito dell’entrata in vigore dell’Atto unico europeo, il Consiglio europeo è formato dai capi di stato o di governo dei paesi membri – assistiti dai ministri degli Esteri – e dal presidente della Commissione europea. Si riunisce due volte all’anno nei cosiddetti “vertici europei” e ha il compito principale di stabilire l’orientamento politico dell’Unione.

2.4 Parlamento europeo

Il Parlamento europeo – inizialmente organo puramente consultivo al quale l’Atto unico europeo e il trattato di Maastricht hanno attribuito poteri più ampi – è l'unico organo comunitario composto da membri eletti direttamente dai cittadini dei paesi membri. Oggi, oltre ad avere poteri in materia di bilancio e di controllo dell’esecutivo, il Parlamento ha anche competenze legislative e condivide con il Consiglio dei ministri il potere di decisione su diverse materie.

Il Parlamento infatti esamina le proposte di legge presentate dalla Commissione europea e spesso propone degli emendamenti prima di sottoporle all'esame del Consiglio dei ministri. Il Parlamento europeo esercita, di concerto con il Consiglio dei ministri, i poteri in materia di bilancio, ovvero adotta il bilancio annuale e ne controlla l'esecuzione. Per alcune decisioni di particolare importanza, il Consiglio per pronunciarsi deve ottenere il parere conforme del Parlamento.

 

La sede del Parlamento è a Strasburgo, anche se la maggior parte del lavoro delle commissioni parlamentari viene svolto a Bruxelles; il segretariato generale si trova invece a Lussemburgo. I seggi del Parlamento europeo sono 626, ripartiti in base alla popolazione di ciascun stato membro: la Germania, con 99 seggi, ha il maggior numero di rappresentanti, la Francia, la Gran Bretagna e l’Italia ne hanno 87, la Spagna 64, i Paesi Bassi 31, il Belgio, la Grecia e il Portogallo 25, la Svezia 22, l’Austria 21, la Danimarca e la Finlandia 16, l’Irlanda 15, il Lussemburgo 6. Nel Parlamento europeo sono rappresentati un centinaio di partiti, organizzati in otto raggruppamenti.

2.5 Comitati

Il trattato sull'Unione Europea ha mantenuto invariata la funzione consultiva di alcuni organi sussidiari, tra cui il Comitato economico e sociale. Composto da 222 membri nominati dal Consiglio dei ministri su proposta dei governi nazionali, rappresenta imprenditori, lavoratori e altri gruppi d'interesse; pur esercitando un ruolo puramente consultivo, il Comitato deve essere obbligatoriamente interpellato dal Consiglio dei ministri e dalla Commissione europea su numerose questioni legislative. I membri sono organizzati in tre gruppi (imprenditori, lavoratori, attività diverse) e durano in carica quattro anni; il loro mandato è rinnovabile.

Il Comitato delle regioni, con i suoi 222 membri, è stato creato dal trattato di Maastricht per avvicinare l'Unione Europea ai cittadini e per dare voce alle autorità locali e regionali; questo comitato non ha potere legislativo, ma deve essere consultato sulle questioni riguardanti problematiche economiche e sociali. Il Comitato delle regioni è formato da presidenti dei consigli regionali e comunali e da sindaci.

2.6 Corte di giustizia e Tribunale di primo grado

La Corte di giustizia, organo giudicante di ultima istanza, è composta da quindici giudici e nove avvocati generali nominati per un periodo di sei anni; è competente sia per le controversie tra istituzioni comunitarie – e tra queste ultime e i paesi membri – sia per i ricorsi in appello contro le direttive e i regolamenti emanati dall'Unione. Su richiesta di un Tribunale nazionale, la Corte si pronuncia anche sulla validità e l'interpretazione delle disposizioni del diritto comunitario (vedi Diritto europeo). Le sue sentenze costituiscono un precedente e divengono parte del quadro giuridico di ciascuno stato membro.

Il Tribunale di primo grado, formato da quindici giudici nominati per un periodo di sei anni, si occupa dei ricorsi contro la normativa comunitaria presentati da individui, organizzazioni o società.

2.7 Banca centrale europea

Diventata operativa il 1° luglio 1988, la Banca centrale europea, che ha sede a Francoforte, è l’organismo attorno al quale ruota il Sistema europeo delle banche centrali (SEBC), che comprende tutti gli istituti di emissione dei paesi membri dell’UE.

Compiti della BCE sono quelli di sostenere le politiche economiche e definire e attuare la politica monetaria dell’UE, assicurare la stabilità dei prezzi interni e il valore del cambio esterno dell’euro, detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta estera degli stati membri, promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento. Gli organi della BCE sono: il Comitato esecutivo, composto da sei membri; il Consiglio direttivo, composto dai sei membri del Comitato esecutivo più gli undici governatori delle banche centrali dei paesi aderenti all’Unione monetaria europea; il Consiglio generale, composto dai governatori delle banche centrali di tutti i paesi membri dell’UE. Con l’istituzione della BCE, a partire dalla fase di transizione dal 1° gennaio 1999 al 31 dicembre del 2001), le banche centrali dei paesi aderenti all’Ume perdono la sovranità monetaria.
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3 STORIA


Al termine della seconda guerra mondiale, di fronte alla drammatica situazione economica e sociale, in alcuni ambienti europei si diffuse la speranza che la ricostruzione potesse costituire un’occasione di cooperazione tra i paesi del continente. Nel 1948, con il compito di coordinare gli aiuti del piano Marshall, nacque l’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE), che costituì il primo embrione del processo di integrazione. I rapporti tra paesi europei occidentali si intensificarono con la nascita nel 1949 del Patto Atlantico e del Consiglio d’Europa, ma fu il piano elaborato da due statisti francesi, Jean Monnet e Robert Schuman, a determinare l’avvio di una collaborazione ancora più stretta.


Schuman era convinto che solo la realizzazione di opere concrete, che originasse di fatto l’unione tra i diversi paesi, potesse determinare il superamento dell’ostacolo rappresentato dalla distanza tra una posizione funzionalista (che privilegiava la collaborazione economica e militare, soprattutto in funzione antisovietica) e una federalista (che spingeva per la creazione immediata di istituzioni europee con poteri sovrani). Pur aderendo alla prima, anche per cercare di coinvolgere la Gran Bretagna nel disegno associativo, Schuman lasciò intuire le grandi possibilità che il suo piano apriva all’integrazione politica. Nel maggio del 1950 Schuman propose la creazione di un'autorità comune per regolamentare l'industria del carbone e dell'acciaio; la proposta fu accolta da Germania, Belgio, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi che, insieme alla Francia, firmarono il trattato di Parigi nel 1951, dando vita alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio, operativa a partire dal 27 luglio 1952. Il governo britannico, invece, contrario alla natura sovranazionale della CECA, decise di non partecipare all'iniziativa.


Nel giugno 1955 i ministri degli Esteri dei sei paesi fondatori della CECA decisero di esaminare la possibilità di ampliare le basi della cooperazione economica: ebbe così inizio il processo che portò alla conclusione dei due trattati di Roma del marzo 1957, istitutivi della Comunità economica europea e della Comunità europea per l'energia atomica. Quest'ultima, che aveva lo scopo di sviluppare la ricerca sull’utilizzo dell’energia nucleare a scopi pacifici, si rivelò però di minor importanza, poiché i singoli governi continuarono a esercitare un pieno controllo sui propri programmi nucleari.

3.1 Comunità economica europea

Dal punto di vista economico, il trattato CEE prevedeva l'eliminazione entro dodici anni delle barriere doganali tra stati membri, lo sviluppo di un sistema comune di dazi doganali per gli scambi con gli altri paesi del mondo e la creazione di una politica agricola comune. Dal punto di vista politico, il trattato rafforzava sia il ruolo dei governi nazionali sia la natura sovranazionale della CEE rispetto alla CECA.

In risposta alla CEE, nel 1960 la Gran Bretagna e altri sei paesi europei costituirono l'EFTA; nel 1961, in seguito all'evidente successo economico della CEE, ebbero tuttavia inizio i negoziati per l'ammissione della Gran Bretagna. Il presidente della Repubblica francese Charles de Gaulle nel gennaio 1963 si oppose tuttavia alla richiesta di ammissione britannica.

3.2 Nascita della Comunità Europea

La nascita della Comunità Europea risale al luglio del 1967, quando le tre comunità (CEE, CECA ed EURATOM) confluirono in un'unica organizzazione denominata Comunità Europea (CE). Nessun ampliamento della CE o qualsiasi altro progetto innovativo fu tuttavia possibile prima delle dimissioni, nel maggio 1969, del presidente De Gaulle, al quale succedette Georges Pompidou, favorevole invece ad appoggiare nuove iniziative in ambito comunitario.

Su proposta del nuovo presidente francese, nel dicembre 1969 venne allora convocata a L'Aia una riunione dei capi di stato dei paesi membri per preparare il terreno a un accordo sul sistema di finanziamento permanente della Comunità Europea, per lo sviluppo di una struttura di cooperazione in materia di politica estera e per l'apertura dei negoziati sull'ammissione di Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca e Norvegia.

3.3 Sviluppo della Comunità Europea

Gli accordi di adesione dei quattro paesi richiedenti furono firmati nel gennaio del 1972, dopo quasi due anni di negoziati e, a partire dal 1° gennaio 1973, Danimarca, Gran Bretagna e Irlanda entrarono a far parte della Comunità Europea; la Norvegia ritirò invece la richiesta, in quanto un referendum popolare interno l'aveva bocciata.

La Grecia entrò a far parte della CE nel 1981, mentre nel 1986 fu la volta di Spagna e Portogallo. Negli anni Settanta e Ottanta vi furono anche altri importanti sviluppi: l'intensificazione degli aiuti comunitari ai paesi meno sviluppati, in particolare alle ex colonie un tempo controllate dagli stati membri; la costituzione del Sistema monetario europeo (SME), volto a garantire la stabilità nei rapporti di cambio tra le monete dei paesi membri; e la graduale realizzazione del Mercato unico europeo attraverso la riduzione delle barriere doganali. Un evento di fondamentale importanza nella storia dell’integrazione europea si ebbe nel 1979, con la prima elezione a suffragio universale del Parlamento europeo.

3.4 Sistema monetario europeo

Nel marzo 1979 l’entrata in vigore del Sistema monetario europeo rappresentò il primo passo verso la realizzazione dell'unione economica e monetaria, inizialmente prevista per il 1980. In realtà questa previsione si rivelò ben presto ottimistica: la situazione era piuttosto complessa innanzitutto a causa dell'andamento fluttuante di ciascuna moneta europea nei confronti delle altre; la svalutazione di alcune monete finì poi col rappresentare un ostacolo alla crescita economica e col determinare un livello di inflazione piuttosto elevato.

Obiettivo dello SME era stabilizzare i tassi di cambio e porre un freno all'inflazione, limitando il margine di fluttuazione di ciascuna moneta a un piccolo scostamento rispetto a un valore di riferimento, chiamato “parità centrale”: qualora questo margine, pari a +/- 2,25%, non fosse stato rispettato, le banche centrali dei rispettivi paesi erano obbligate a intervenire liquidando la valuta più forte e acquistando quella più debole. I governi dei paesi membri si impegnarono inoltre a realizzare interventi adeguati di politica economica per evitare continui spostamenti della propria moneta dalla parità centrale. Con lo SME si propose anche d'introdurre una moneta unica europea, l'ECU, il cui valore fosse definito in base a un paniere di monete ponderato rispetto all'importanza economica di ciascun paese membro. Questo sistema monetario contribuì sia alla riduzione dei tassi d'inflazione sia all'attenuazione della congiuntura economica degli anni Ottanta, caratterizzata da ampie fluttuazioni valutarie.

Il sistema dei tassi di cambio, meccanismo principale dello SME, collassò però nel settembre del 1992 in seguito a forti speculazioni attuate sul mercato dei cambi e provocate dagli elevati tassi d'interesse stabiliti dalla banca centrale tedesca dopo la riunificazione delle due Germanie. Italia e Gran Bretagna furono allora costrette a uscire dallo SME (l'Italia vi rientrò nel 1996).

3.5 Verso il mercato unico


La graduale realizzazione di un mercato unico europeo può essere considerata una delle evoluzioni più significative avvenute in ambito comunitario nel corso degli anni Ottanta; le iniziative a favore del mercato comune furono guidate da Jacques Delors, ex ministro delle Finanze francese e presidente della Commissione europea dal 1985 al 1995. Su proposta della Commissione, il Consiglio dei ministri approvò quindi un piano per rimuovere entro sette anni quasi tutte le restanti barriere doganali tra i paesi membri; il tentativo di raggiungere l'obiettivo del mercato unico entro il 31 dicembre 1993 determinò quindi un'accelerazione del processo di riforma della Comunità Europea, rafforzò la cooperazione e l'integrazione in Europa e, alla fine, portò alla costituzione dell'Unione Europea.

La Politica agricola comunitaria (PAC), valutabile negli anni Ottanta intorno ai due terzi della spesa comunitaria annuale, rappresentò tuttavia uno degli ostacoli principali alla piena realizzazione dell'integrazione economica europea. In base alla PAC, la Comunità Europea si impegnava infatti ad acquistare alcuni beni agricoli prodotti in eccedenza, sovvenzionando così l'attività agricola di alcuni paesi a spese di altri. Nel 1988 i capi di stato dei paesi membri concordarono allora sulla necessità di limitare questi sussidi, tanto che, per la prima volta a partire dagli anni Sessanta, le sovvenzioni all'agricoltura previste dal bilancio comunitario del 1989 ammontarono a meno del 60% della spesa complessiva comunitaria.

3.6 Atto unico europeo

Il termine previsto per l'entrata in vigore del mercato unico evidenziò l'esigenza di conferire alla Comunità Europea poteri decisionali più ampi, indispensabili per affrontare e risolvere tutte le questioni riguardanti l'eliminazione delle barriere doganali; fino a quel momento, infatti, le decisioni del Consiglio dei ministri dovevano essere approvate all'unanimità dai suoi membri, ciascuno dei quali poteva dunque rallentare il processo decisionale esercitando il proprio diritto di veto. Con l'Atto unico europeo, entrato in vigore nel 1987, furono dunque definite alcune importanti modifiche nella struttura della comunità, tra cui l'introduzione di un sistema di votazione a maggioranza in grado di contribuire all'accelerazione del processo di realizzazione del mercato unico, e furono apportati anche considerevoli cambiamenti: il Consiglio europeo entrò formalmente a far parte delle istituzioni comunitarie, i poteri decisionali del Parlamento europeo furono ampliati e venne istituito un Tribunale di primo grado, destinato a occuparsi dei ricorsi contro la normativa comunitaria presentati da individui, organizzazioni o società. Gli stati membri concordarono inoltre l'adozione di politiche comuni in diversi settori, dalla politica fiscale a quella occupazionale, dall'assistenza sanitaria alla tutela ambientale e decisero di allineare il più possibile la propria politica economica e monetaria a quella dei paesi confinanti.

3.7 Cambiamenti in Europa e nella Comunità Europea

La proposta, avanzata da alcuni sostenitori dell'Unione economica e monetaria, di limitare le restrizioni ai trasferimenti di denaro per agevolare il libero flusso di capitali fu accolta dalla Commissione europea, che elaborò un programma d'intervento. La Commissione si occupò contemporaneamente della stesura di una Carta comunitaria dei diritti fondamentali dei lavoratori. In entrambe le occasioni la Gran Bretagna si oppose al progetto comunitario, temendo che un ampliamento dei poteri della Comunità Europea potesse rappresentare una minaccia alla propria sovranità; soltanto in seguito, di fronte ai rapidi cambiamenti politici ed economici verificatisi in tutta Europa, il progetto per la realizzazione dell'Unione monetaria ottenne l'approvazione del governo inglese.

Alla fine degli anni Ottanta, di fronte al crollo dei regimi comunisti, molti paesi dell'Europa orientale si rivolsero alla CE per ottenere assistenza politica ed economica. La Comunità Europea accettò di fornire aiuti militari e di concludere accordi con molti di questi paesi, ma ne escluse l'ammissione in qualità di membri; l'unica eccezione riguardò la Germania Orientale, automaticamente incorporata nella Comunità con il compimento della riunificazione tedesca. Durante una riunione al vertice nel 1990, Francia e Germania proposero allora la costituzione di una conferenza intergovernativa per rafforzare l'unità europea sulla scia dei rapidi mutamenti politici, conferenza che iniziò a elaborare una serie di accordi, poi confluiti nel trattato di Maastricht.

3.8 Trattato sull'Unione Europea

Nel 1991 i delegati dei paesi membri della Comunità Europea presero parte ai negoziati sul trattato dell'Unione Europea, cercando di definire le condizioni per l'attuazione del progetto; il Consiglio dei ministri, riunitosi a Maastricht, nei Paesi Bassi, il 7 febbraio del 1992, firmò la versione finale dell'accordo istitutivo, ratificato dagli stati membri nel 1993. L'Unione Europea fu costituita con l'entrata in vigore del trattato di Maastricht a partire dal 1° novembre dello stesso anno. Nel 1990 la Comunità Europea avviò trattative con l'EFTA per la costituzione di una comune area economica; con l'entrata in vigore dello Spazio economico europeo (SEE), dal 1° gennaio 1994 furono abbattute le barriere commerciali tra Unione Europea e stati membri dell'EFTA.

3.9 Unione monetaria europea

Euro banconote: Dal 1° gennaio 2002 nei dodici paesi dell'Unione monetaria europea è entrata in circolazione una nuova moneta, l'euro. A differenza delle monete metalliche, il cui disegno varia per ciascun paese, le banconote (emesse nei tagli da 5, 10, 20, 50, 100, 200 e 500) sono identiche in tutta l'area monetaria. Singolarmente, i disegni delle banconote non rappresentano, come avviene di norma, immagini di personaggi o monumenti reali, ma elementi architettonici fittizi (finestre o portali sul recto e ponti sul verso, per simboleggiare l'apertura e lo spirito di collaborazione dell'Unione Europea), reinventati nei principali stili europei dall'artista austriaco Robert Kalina. Le quattro banconote dell'illustrazione rievocano rispettivamente lo stile classico (la banconota da 5 euro), il romanico (10 euro), il gotico (20 euro), il rinascimentale (50 euro).AFP/Corbis

Nel 1995 Austria, Finlandia e Svezia entrarono a far parte dell'Unione Europea, mentre in Norvegia l’ingresso nella UE fu nuovamente respinto da un referendum.


In un vertice tenutosi a Lussemburgo nel dicembre 1997, i rappresentanti dei paesi membri dell’UE ribadirono le scadenze dell’Unione monetaria e valutarono le richieste di adesione pervenute da un totale di dodici paesi. Il vertice accolse undici richieste (Cipro, Estonia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Ungheria, Bulgaria, Lettonia, Lituania, Romania e Repubblica Slovacca), respingendo quella della Turchia a causa della situazione dei diritti umani nel paese e dell’occupazione, da parte delle forze militari turche, del settore settentrionale di Cipro. Con la decisione del vertice venne avviata una nuova, importante fase, destinata ad allargare l’Unione Europea fino a comprendere la gran parte dei paesi del continente.

Nel maggio del 1998 nacque ufficialmente l’euro, la moneta unica europea, e in luglio divenne operativa la Banca centrale europea. Undici furono i paesi membri che entrarono nell’area dell’euro. Dei quattro restanti tre non entrarono a farvi parte per proprie scelte politiche (Danimarca, Gran Bretagna e Svezia) e uno (la Grecia) perché non soddisfaceva i “criteri di convergenza”, cioè le condizioni richieste per l’adesione dal trattato di Maastricht; la Grecia entrò nell’UME nel 2000.
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4 L’ALLARGAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA

I grandi passi fatti per raggiungere l’integrazione economica e la libera circolazione all’interno dell’Unione non furono accompagnati da un analogo sviluppo politico e sociale. Anzi, proprio l’esigenza di rispettare i rigidi criteri di Maastricht pesò non solo sulle economie più deboli ma anche sui paesi più ricchi dell’UE, provocando un diffuso disagio sociale di cui la disoccupazione (i senza-lavoro erano nel 1998 venti milioni, il 10% della popolazione attiva) fu la più grave, ma non l’unica causa. L’”Agenda 2000”, presentata al Parlamento europeo nel luglio dello stesso anno da Jacques Santer, fu lo strumento che l’Unione si diede per affrontare i due grandi temi all’ordine del giorno: l’individuazione di politiche atte a conseguire una crescita sostenibile, l’aumento dell’occupazione e il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini dell’Unione; la ristrutturazione delle istituzioni comunitarie e l’iniziativa politica ed economica rivolta a preparare i paesi candidati alla piena adesione.

I problemi dell’occupazione, della sicurezza e libertà dei cittadini, e della giustizia furono posti alla base del trattato di Amsterdam, firmato nell’ottobre 1997 ed entrato in vigore nel maggio 1999, dopo la ratifica di tutti gli stati membri. Nel dicembre dello stesso anno il Consiglio Europeo avviò i negoziati con alcuni dei paesi candidati all’ingresso nell’UE.

Con la riunione del Consiglio Europeo a Nizza nel dicembre 2000 e con il successivo Trattato di Nizza del febbraio 2001, si ebbe un’importantissima svolta nella storia dell’Unione Europea. Il Trattato era infatti rivolto ad emendare tutti i precedenti accordi per adattare la struttura e il funzionamento delle istituzioni europee (risalenti alla fondazione della Comunità Europea) all’ampliamento e, in particolare, per dotarle di maggiori poteri decisionali ed esecutivi. Il Trattato di Nizza stabilì i criteri di trasformazione dei principali organi istituzionali dell’Unione: il Parlamento, il Consiglio, la Commissione, la Corte di giustizia, la Corte dei conti, il Comitato economico e sociale e il Comitato delle regioni (tutti destinati a cambiare per numero di membri e funzioni). Al Trattato venne allegata una “Dichiarazione sul futuro dell’Unione”, rivolta a sollecitare i Parlamenti nazionali, il mondo politico, economico e accademico, la stessa società civile a intervenire sulle delicate questioni politiche, economiche e sociali sollevate dall’ampliamento e dalla trasformazione dell’Unione Europea. A Nizza fu infine proclamata la “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione”, che costituiva un primo passo verso una vera e propria Costituzione europea.
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